Sentiamo continuamente dire che per ottenere qualcosa dobbiamo cambiare. Per cambiare, dobbiamo fare qualcosa di diverso ogni giorno. E per farlo dobbiamo cominciare a decidere di essere quella persona che si alza ogni mattina e crea nuove routine.
Credo che però la trappola di tutto questo sia nel credere che davvero per stare bene e ottenere la vita che vogliamo sia necessario guardare fuori, emulare gli altri o quantomeno sforzarsi di seguire consigli senza prima riflettere su quello che abbiamo già.
Da quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo gifted e a farne il focus del mio lavoro, non faccio altro che sentire come la scuola italiana sia troppo orientata sull’omologazione, sul portare tutti gli studenti allo stesso livello di competenze, non dando il giusto spazio a chi, invece, per sua natura vive su una traiettoria che va dalla terra al cielo in un respiro.
Non sempre è così ma ancora in molte realtà è quello che accade più facilmente. Perché manca ancora la formazione giusta e questa dovrebbe essere facilitata con passaggi più snelli e rapidi di quanto lo siano ora, anche a livello tecnico.
Detto ciò, il come i ragazzi e le ragazze gifted vengono educati secondo parametri standard ha effetti ovviamente a lungo termine. Ecco perché, anche da adulti, alcuni fanno fatica seria a non mettersi a confronto e a paragonarsi costantemente.
Può aiutare allora partire da un assioma che spesso si vuole dimenticare: nessuno è uguale agli altri (EVVIVA!).
La sentite la sensazione liberatoria che queste cinque semplici parole vi stanno dando? Ecco. Partite da qui e poi cominciate a chiedervi: con quello che sono e che ho, come posso progettare la mia vita?
Pensare come un designer
Sapevate che la Luna non è sempre il nostro unico satellite? Periodicamente, la Terra attrae meteoriti o resti di materiale di vario genere che, di tanto in tanto, si fanno un giro di giostra prima di uscire dalla nostra orbita e proseguire altrove.
Pur se estremamente semplificato, questo esempio è per dirvi che a volte ho davvero l’impressione che la stessa cosa accada nella vita di tutti noi: all’interno della traiettoria della nostra esistenza attraiamo notizie, eventi, persone con cui può accadere di fare qualche giro di orbita insieme prima di salutarsi.
Il Life Design è uno dei tanti meteoriti che ho attratto quest’anno.
“Il concetto di life design è stato introdotto per la prima volta dagli innovatori della Silicon Valley e dai professori della Stanford University Bill Burnett e Dave Evans. Ispirati da anni di insegnamento del Design Thinking, entrambi credevano che per creare un cambiamento positivo nelle nostre vite, abbiamo prima bisogno di un processo – un processo di progettazione – che ci permettesse di identificare cosa vogliamo cambiare e come possiamo procedere sulla creazione.”
Omar Itani
In breve, il life design parte da una domanda: che tipo di vita aspiro a vivere? e lavora partendo da dove siamo e con quello che si ha già per progettare una vita che sia in linea con i nostri valori, le nostre convinzioni e i nostri interessi.
Progettare la propria vita significa pensare di realizzare qualcosa che, nel lungo periodo, amerai vivere ogni giorno, uno stile di vita che è il tuo e che proprio per questo è praticamente perfetto.
Nell’idea di Burnett e Evans, tutto questo si basa sui principi di Design Thinking e prima di iniziare a progettare la tua vita, è necessario imparare a pensare come un designer, partendo da cinque modalità di pensiero.
- Sii curioso
- Prova e riprova
- Riformula
- Il fallimento è il processo
- Chiedi aiuto
Sii curioso
La curiosità sta alla base di un pensiero progettuale. Senza, non si è in grado di vedere opportunità ovunque. Se non chiedi non saprai mai cosa puoi fare per cambiare ciò che non va nella tua vita, non incontrerai mai le persone giuste, non avrai la possibilità di cogliere occasioni per te importanti. E la curiosità di un gifted è tra le prime caratteristiche che si evidenziano sin da piccoli: domande profonde, continue, una ricerca esplorativa su temi particolari e poco aderenti all’età, che non si spenge crescendo.
Per essere però un vero designer, serve anche volgere la curiosità verso se stessi, soprattutto quando la visione di quello che accade si fa cupa e comincia a bloccarci, partendo da tre domande:
Cosa mi sta dando veramente fastidio di questa situazione?
Cos’è che voglio?
Come posso ottenerlo?
Cercare fuori da noi è spesso solo una gran perdita di tempo e di energie e il solo modo per attivare le risorse che già possediamo è decidere di tornare a noi stessi, costantemente.
Prova e riprova
Di strade nel mondo ce ne sono ormai un’infinità, metaforicamente parlando. Ma quello che spesso caratterizza alcuni gifted è la sfida di poterne crearne di nuove. Il pensiero divergente di un gifted è il pensiero di un designer che prova e riprova soluzioni, alternative, risposte e idee fino a quando non crea ciò che ha a che fare realmente con il suo progetto e lo testa sul campo.
Cosa mina questo processo? Per qualcuno proprio l’azione.
Un modo per trovare equilibrio tra pensiero e azione può essere concentrarsi sulle percentuali del proprio impegno: 80% di azione, 20% di pensiero.
I pensieri non creano il cambiamento, lo innescano. Quando hai un’idea, cominci a rifletterci sopra fino a quando non inizi a muoverti per capire se è o meno fattibile. Leggi libri specifici, fai ricerche on line, ma non sei ancora nella fase dell’azione: sei nel 20% di pensiero.
Quando, dopo tutto questo, inizi a mettere in campo risorse fisiche e mentali per creare quello a cui hai pensato, entri effettivamente in quell’80% di azione. E cominci a creare il cambiamento che vuoi nella tua vita.
Il processo mentale di noi gifted spesso rimane più a lungo nel pensiero, a volte proprio perché non crediamo di realizzare o di avere successo “come gli altri”. Questa singola credenza limitante blocca l’intero processo. Ma proprio perché amiamo pensare su tutto e generare nuove possibilità, dovremmo iniziare a ragionare in termini di funzionalità.
“Devi capire come toglierti la tua idea dalla testa in modo rapido, semplice ed economico e scontrarla con la realtà.”
Marc Randolph (co-fondatore di Netflix)
Quindi, prova e riprova quello che pensi testandolo e verificandolo fuori dal tuo cervello, e non fermarti fino a quando non capisci se ha davvero senso per te al 100%.
Riformula
Ovvero, impara a dire le cose uscendo dal tuo solito modo di vederle e interpretarle.
Invece di dirti che sei bloccato in una determinata situazione, comincia a pensare che sei in grado di avere nuove idee rispetto al problema e che per trovare la giusta ispirazione magari ti serve meditare di più o riprendere la corsa tutte le mattine.
Quando pensi che devi fare qualcosa per andare avanti o oltre, osserva cosa succede se ti dici che puoi scegliere intenzionalmente di fare, che hai tu il potere di agire fuori dal dovere.
Se sei in una fase della tua vita in cui ti stai dicendo che devi essere un bravo marito o una brava moglie perché questo, in fondo, è quello che la tua famiglia ti ha insegnato, prova a dirti che puoi scegliere di essere ciò che realmente senti di poter essere ora, in questo preciso istante.
Spesso il modo in cui viviamo non è una scelta consapevole, ma è frutto di una nostra personale interpretazione di come dovremmo essere. Secondo la cultura, l’educazione familiare ricevuta, gli esempi che abbiamo ogni giorno davanti agli occhi.
Se vuoi capire cosa vuoi veramente, devi iniziare a scavare sotto lo strato superficiale delle tue idee e iniziare a raggiungere ciò che c’è in profondità cambiando punto di osservazione.
Il fallimento è il processo
E ti auguro di fallire il più possibile! Perché significherebbe che sei in azione e stai verificando le tue idee, e questo ti porterà a capire prima o poi di cosa vuoi che sia fatta la tua vita.
Ma significa anche, se sei gifted, che alla fine sarai immune alla paura del fallimento. Che non vuol dire arrivare a buttarsi da un ponte senza protezioni se vuoi provare il brivido del salto nel vuoto, ma che il tempo tra voler fare qualcosa che ti renda fiero di te e l’inizio della paura di fallire diminuirà a tal punto da non avere il potere di fermarti più.
E significa anche che, nei giorni meno buoni, ti potrai ricordare che stai sperimentando, che sei alla ricerca di ciò che ti serve per creare la tua strada e che va bene così perché è esattamente così che deve andare per portarti alla realizzazione di ciò in cui credi.
Chiedi aiuto
Capita spesso proprio ai più bravi di credere di farcela, sempre e comunque. A volte ci si fa condizionare dal pregiudizio secondo il quale chi è intelligente è in grado di fare quasi o tutto, o che essere intelligenti equivale ad essere dei geni fortunati con il successo in tasca.
La verità invece è proprio che chi ha perspicacia, sensibilità e acutezza di ragionamento è portato a mettere in discussione costantemente quello che sente, che pensa o che vorrebbe realizzare, e altrettanto spesso lo fa da solo o da sola.
Il tuo essere gifted non è né una fortuna né una sfortuna: è semplicemente ciò che sei, e il primo cliché da cambiare è proprio quello secondo il quale se chiedi aiuto sei uno sfigato che non sa risolvere i propri problemi.
“Una vita ben progettata è una vita che è generativa: è costantemente creativa, produttiva, cambia, si evolve e c’è sempre la possibilità di sorprendere…”
Omar Itani
E a volte, concedersi il privilegio di sorprendere se stessi progettando e realizzando la vita in cui si sentiamo davvero bene è davvero la sola cosa importante da fare.
(Photo by Daniele Franchi on Unsplash)