Non ho mai scritto nulla sul lock down, in questi mesi. Mi sembrava davvero inutile aggiungere parole a tutto quello che veniva detto, raccontato, descritto. Alle polemiche e ai dolori, alla sofferenza di moltissime persone. Altri sono stati più bravi di me nel farlo, e di questo li ringrazio perché sono state parole importanti che rimarranno.
Al netto di tutto quello che è successo, c’è un aspetto che, nei mesi successivi, è emerso sempre più spesso tra amici e clienti: il silenzio, il tempo a disposizione per leggere, il dedicarsi a cose che prima erano in secondo piano, il poter rimanere isolati ha significato, per tante persone ipersensibili, aver ritrovato una dimensione più adeguata, al loro ritmo.
E questo ha scatenato, per alcuni, un senso di disagio e di vergogna, perché affermarlo mentre molte persone soffrivano suonava come un’offesa.
Però non lo era, e non lo è neanche oggi, quando penso che si, stavo meglio nel silenzio, nei tempi dilatati, senza dover per forza correre a destra e a sinistra, senza dover vedere persone o fare cose. Stavo meglio ma non lo sapevo che sarebbe stato così. Non lo sapevo fino a quando non è successo. Fino a quando mi sono sentita meglio, rilassata, accogliente e molto più attiva di prima. Non a caso in un mese sono stata in grado di fare decluttering su cose che avevo da oltre dieci anni senza alcun motivo.
Credo che il percepire positivi quei momenti ci possa insegnare parecchie cose. A cominciare dal fatto che a chi è ipersensibile serve il silenzio, serve lo stare da soli, serve e aiuta perché ci rende più consapevoli, perché abbassando il volume del mondo esterno finalmente riusciamo a sentire il nostro. Serve e ci è persino necessario, dopo un po’, anche quando siamo noi che cerchiamo le occasioni per interagire con gli altri. Non siamo asociali, non ci stanno semplicemente sulle palle gli altri, ma abbiamo bisogno di riconnetterci con noi stessi, di ascoltare le nostre sensazioni e le nostre emozioni, e di dare uno stop fisiologico a tutte quelle che ci arrivano dall’esterno, per capire qual è la nostra voce, quella vera, e cominciare ad allenarla per essere sempre un pochino più forte.
Se hai avuto questa mia stessa sensazione, nei mesi scorsi, allora hai imparato cosa ti serve per stare bene e invece di vergognarti di dirlo, comincia a pensare come puoi ritagliarti tempi e spazi solo tuoi. Puoi fare una vacanza scegliendo posti in cui ci sia molta più natura che persone, oppure decidere di passeggiare nella tua città la mattina molto presto, prima che tutti si sveglino. O dedicarti un fine settimana intero scordandoti cellulare e computer. Con quello che puoi e che hai, rifletti come puoi dedicarti al silenzio, alla riflessione, ad abbassare letteralmente il volume intorno a te, che può voler dire anche stare solo con le persone che sai ti ricaricano, ti fanno stare bene e hanno rispetto dei tuoi tempi e dei tuoi silenzi.
Raccontami cosa scegli di fare e come ti sentirai dopo.
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