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Fuori dalla paura.

Recentemente mi sono imbattuta in questa citazione:

“Uno dei più grandi punti di svolta nella mia vita si è verificato quando ho smesso di aspettare casualmente il successo e ho iniziato ad affrontarlo come un dovere, un obbligo e una responsabilità”. 

Grant Cardone

Non è una novità che tutti possiamo creare il successo che desideriamo nella vita cominciando a mettere in campo azioni differenti ogni giorno. Nell’ultimo mio post non a caso ho parlato di come possiamo progettare la nostra vita iniziando da una vera rivoluzione personale: volgere lo sguardo a quello che già possediamo e decidere di sbloccare le proprie potenzialità.

Tutto bello, su carta. Che cosa ci vuole? Voglio cambiare, quindi mi attivo per fare in modo di riuscirci. Cambio qualcosa qui e lì, seguo un corso oppure inizio un percorso di coaching o di mentoring.

E la paura? Ah già.

La paura è un’emozione poco chiara a molti di noi. Il suo imperativo biologico è quello di consentirci di entrare in uno stato di allerta utile per comprendere il tipo di minaccia da cui difenderci. Ma, nella vita, spesso la paura diviene altro: una risposta istintiva che attiviamo anche in assenza di minacce reali perché siamo in modalità pilota automatico.

Se ogni volta che ho provato a realizzare qualcosa ho vissuto un fallimento e se il mio modo di vivere il fallimento è fortemente condizionato dalle emozioni, è molto probabile che nella mia mente si inneschi un processo di autoprotezione: prima ancora di fallire, ho paura di fallire. Quindi, non agisco.

Il cambiamento non è sempre una questione di volontà, quindi. Non ha sempre a che fare con un click, un on-off che può essere scelto. Però, anche aspettare di non avere più paura può diventare una trappola insidiosa.

Innanzitutto, aspettare cosa o chi? Quando è il momento giusto per agire?

E se agissi mentre hai paura?

Racconto spesso, quando faccio formazione o docenza, che ancora oggi, dopo molti anni, il mio corpo tradisce l’ansia da prestazione: oltre ad una certa tensione muscolare e ad una iper preparazione nei giorni precedenti, ho sempre mani e piedi gelati per tutto il tempo di presenza in aula, che sia virtuale o meno.

Ho provato a capire come fare per non stare in questa tensione o quantomeno migliorare la mia circolazione, ma è stato chiaro abbastanza presto che mi avrebbe richiesto molto più tempo ed energie di quanto, alla fine, mi impegnavo a mettere nell’evento. E adesso sapete perché spesso ho una tazza di thè bollente tra le mani!

Accettare come reagiamo alle difficoltà ci permette di avere il reale potere della nostra vita. Significa accogliere le nostre reazioni piuttosto che giudicarle come negative, e comprendere cosa veramente ci serve per stare bene, al netto di tutto. Il resto, con il tempo può passare (la buona pratica aiuta sempre!) oppure solo diminuire, ma sicuramente passerà da blocco a stimolo di attenzione nel fare un buon lavoro.

Il finale di certe sfide passa in secondo piano, poi. Perché puoi avere una pessima prestazione oppure no a prescindere dalla paura iniziale. Dopo, a riflettori spenti, hai il tempo di rivedere le cose e di comprendere che, innanzitutto, già solo il fatto di aver agito ti rende una versione migliore di te stesso o di te stessa.

A volte penso a quante persone ci sono nel mondo che sono dei veri innovatori, che potrebbero fare la differenza in molti campi, ma che però rimangono nascosti, lontano dallo sguardo degli altri. Quanto spreco! E quanto sarebbe migliore il nostro modo di vivere se proprio chi ha la potenzialità di trasformare la realtà attraverso i propri talenti lo facesse con coraggio e costanza, senza farsi fermare dai propri fantasmi.  

Prova a cercare i problemi, invece di evitarli.

“Una delle principali differenze tra le persone di successo e quelle che non hanno successo è che le persone di successo cercano problemi da risolvere, mentre queste ultime fanno ogni tentativo per evitarli”. 

Grant Cardone

La cultura dello scarica barile è ancora troppo radicata. Quando c’è un problema, la tendenza a passarlo agli altri, a lavarsene le mani magari dicendo: questo non è compito mio, non fa parte delle mie mansioni, è spesso pervasiva.

C’è di base l’idea che facendolo si possa stare più tranquilli, avere meno responsabilità e tornare al proprio lavoro o alla propria vita senza altri pensieri. In realtà, questo è un modo di pensare e di agire irrealistico: è bastato questo 2020 per ricordarci cosa sia l’interdipendenza tra ambiente e esseri viventi.

Quindi, credere che il non affrontare i problemi significhi non averne in futuro è pura illusione. Delle più nocive, tra l’altro.

Ma cosa succede quando decidi di cercare problemi?

Ti diverti a mettere in campo proprio quell’abilità al problem solving che hai in tasca sin dalla nascita. La complessità, per i gifted, può essere davvero stimolante (dovreste vedere la mia scrivania quando lavoro…), perché diviene terreno fertile per nuove idee, nuove connessioni, e perché il risultato ha un peso sicuramente, ma il vero divertimento è trovare la soluzione.

L’effetto quindi è dare respiro al proprio modo di essere e di riflesso diventare qualcuno con la brillante reputazione di un “risolutore di problemi”, qualcuno di cui le persone si fidano.

Prova a pensarci: se tu fossi un’azienda, i clienti si fiderebbero della tua parola?

Se la risposta è no, partendo dal presupposto che la coerenza e l’etica per noi gifted sono imprescindibili, significa che probabilmente stai evitando troppo i problemi e devi ricominciare a costruire la fiducia in te stesso fino a quando le tue azioni diventeranno il tuo biglietto da visita. Quindi cerca i problemi. Concediti spazio di manovra per migliorare ma non evitare problemi che ti faranno crescere in esperienza e self confidence.

Fuori dal coro.

Fateci caso: quante persone conoscete più o meno bene, che non hanno fiducia in sé stesse? Quante di queste persone vi dimostrano, in vari modi, di non credere di poter stare meglio, o di realizzare qualcosa a cui tengono o anche solo di arrivare a fine giornata senza chiedere scusa per qualsiasi cosa?

E che impatto hanno questi comportamenti nella vostra vita? Vi rassicurano oppure vi tolgono energia?

Quando tornate a casa la sera dopo una giornata intera passata con colleghi insicuri e lamentosi, o dopo una serata con un gruppo di amici polemici e critici su tutto e tutti, come vi sentite?

Se non vi aiuta, è nocivo.

Alcune persone ci capitano, e non abbiamo sempre la possibilità di separare la nostra strada dalla loro. Possiamo allenarci sotto il punto di vista dell’assertività e della resilienza ed eventualmente ragionare su trasferimenti o cambi lavorativi.

Altre possiamo invece sceglierle. Ad esempio, quelle persone che secondo noi hanno già ciò che cerchiamo di costruire per noi stessi. Sono i mentori o gli alleati di cui possiamo circondarci per tutta la vita o solo un po’ di tempo. Possono essere presenze fisiche oppure agire attraverso libri o webinar. Non importa il come, importa che saperli cercare in base a ciò che vogliamo rafforzare nella nostra vita.

Noi abbiamo una grande responsabilità verso noi stessi: avere uno stile di vita che sia fatto di crescita e benessere.

Quindi, se permettiamo al nostro ambiente, ad altre persone o ai media di impedire il nostro evolvere nella versione migliore di noi stessi, stiamo di fatto evitando di essere felici.

“Non puoi frequentare persone negative e aspettarti un risultato positivo.” 

Darren Hardy

Anche se sembra assurdo, riempire la propria vita di persone negative o di debiti o di cose superflue ha molto a che fare con la paura di essere felici. Perché fino a quando dovrò dare attenzione a tutta questa spazzatura, non avrò mai sufficienti energie per il mio reale benessere. La paura ci porta a creare e consolidare comportamenti che ci distraggono da quello che invece ci farebbe davvero bene.

Non si tratta di essere minimalisti (ma forse anche si…), piuttosto di decidere di dare il giusto peso e la giusta collocazione alle cose e alle persone all’interno della nostra vita, anche se ancora non siamo del tutto fuori dalla paura.

“Prendi il meglio che esiste e miglioralo. Se non esiste, crealo.”

Henry Royce, fondatore della Rolls Royce

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