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Prospettive divergenti

Qualche giorno fa, parlando con una coachee del suo modo di pensare fortemente divergente, è emerso quanto per lei sia invalidante sentirsi obbligata a fare qualcosa che ritiene inutile o poco coerente. In particolare, spesso si trova in conflitto con il suo dirigente perché, a suo dire, vuole solo controllarla e non ha alcun interesse delle sue opinioni come di quelle degli altri dipendenti.

Chi ha un atteggiamento di controllo di solito pretende di sapere come devono essere fatte le cose e come tutti dovrebbero agire per arrivare a quell’unico risultato. Ecco perché queste persone preferiscono dare molti ordini e fare pochissime domande.

Se già di base avere a che fare con atteggiamenti simili non è facile per nessuno, per noi gifted può significare stare davvero male, farci condizionare sul lavoro e continuare a risentirne nella vita privata, a volte arrivando anche a prendere decisioni sull’onda dell’emotività che potrebbero rivelarsi, nel tempo, poco sagge.

Mi oppongo creando

C’è un’energia generativa nel modo in cui alcuni gifted si oppongono naturalmente e platealmente a certe dinamiche. Alimentati da un fuoco che chiede di esprimersi, se riescono a superare il rischio di esplodere perché impossibilitati a crescere e a far crescere, possono imparare a canalizzarlo a beneficio di tutti.

Per riuscirci, serve vedere cosa davvero accade, come fossimo una macchina fotografica e fissassimo per un attimo il momento, senza giudicarlo né subirne l’impatto emotivo.

Da una parte, il controllore che basa la sua autostima sull’avere sempre ragione o almeno sul portare più persone possibili a crederlo. Potrà arrivare a manipolare le situazioni imponendo le sue opinioni tanto da farle passare per verità assolute. E in questa affamata ricerca di conferme esterne, cercherà sempre di eliminare chi ha una visione reale delle cose e quindi diversa dalla sua.

Dall’altra voi, che desiderate imparare, che fondate, o almeno provare a farlo, la vostra autostima sulla curiosità, sulla ricerca, sull’apertura verso gli altri affinché sia proprio il generare idee e soluzioni a portarvi fuori dalla trappola di considerare il proprio punto di vista come assoluto, invece che una parte di un quadro ben più ampio.

Questione di prospettiva

Osservando la realtà così come l’ho descritta, quale cambio di prospettiva vi suggerisce?
Il controllore ha ancora lo stesso potere su di voi?
Oppure qualcosa in voi è cambiato perché avete visto il dietro le quinte di entrambi?

Il potenziale di un gifted è, appunto, potenziale. Per potersi manifestare, esprimere fino a concretizzarsi in azioni creative, deve essere allenato.

È facile pensare che chi non condivide ciò che diciamo o facciamo sia un idiota. È la via più semplice, perché implica meno fatica: io rimango qui e tu lì. Al diavolo il resto!
E per un po’ può anche avere un senso, darci una pausa che ci permette di stare in un’apparenza di equilibrio.

Ma è inevitabile: quel fuoco che non si spenge mai prima o poi pretenderà attenzione.

Preferisci avere ragione o essere felice?

Il primo passo per allenare un pensiero divergente e creativo è alimentare la sua vera natura, portandolo a riflettere fuori dal problema, ad analizzare ipotesi e scelte che solo apparentemente non hanno nulla a che vedere con quello che si sta vivendo.

La felicità è un concetto davvero ampio e forse anche molto personale. Ma fermatevi per un attimo a volerla considerare come il riuscire a sentirsi orgogliosi di un successo che va oltre a quello materiale.

Provate a immaginare come sarebbe se riusciste a cambiare il clima nel vostro lavoro tanto da togliere energia alle azioni di un controllore.

Provate a sentire questa la vera sfida e a ragionare come vi è più naturale fare: creando strategie e connessioni cambiando prospettiva di osservazione.

Qual è il vostro primo passo che darà inizio al cambiamento?

“In un periodo di cambiamento, coloro che sono in grado di imparare erediteranno la terra mentre coloro che restano aggrappati alle vecchie certezze si troveranno meravigliosamente equipaggiati per affrontare un mondo che non esiste più”.

Eric Hoffer

(Foto di JESHOOTS.COM su Unsplash)



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